Il welfare aziendale migliora la vita del lavoratore e non solo

Marcello Zulli Orizzonte Lavoro Leave a Comment

I benefit aziendali possono incidere sulla qualità della vita dei dipendenti e sulla salute aziendale? Vediamolo insieme…

Hai mai pensato a come il welfare possa incidere in maniera diretta sulla vita del lavoratore e sulla salute dell’azienda?

I benefit aziendali riescono a migliorare la vita quotidiana dei dipendenti, creando una risposta emotiva e produttiva anche sul mondo del lavoro.

Ma andiamo per ordine… da dove arriva il welfare aziendale?

A regolare la concessione di benefit aziendali è il Codice Civile con l’articolo 2099 relativo alle retribuzioni, che sottolinea come proprio gli stipendi possano essere corrisposti anche in natura mediante l’erogazione di beni e servizi, integrando il salario mensile previsto in busta paga.

I benefit possono essere di diverse tipologie, ma hanno in comune sempre il fattore legato all’agevolare il lavoratore, ad andare incontro a quelle che possono essere le sue esigenze ed i suoi bisogni legati ad una moltitudine di fattori.

Una differenza di base è legata a Flexible benefit e Fringe benefit, i benefit concessi a discrezione del datore di lavoro.

I Flexible benefit sono in sostanza tutti i beni e servizi che l’azienda eroga in aggiunta alla retribuzione soprattutto al fine di favorire il work-life balance, influendo sullo status personale e collettivo, inteso come famiglia. Asilo nido, borse di studio e baby sitting possono essere dei validi esempi di questa tipologia di benefit.

Questo tipo di benefit – come spiegato su pmi.it – non concorre a costituire il reddito da lavoro dipendente e gode di un trattamento fiscale agevolato, grazie all’esonero totale da imposte e contributi.

La categoria dei Fringe benefit è invece più ampia e varia ed è legata a più aspetti che intaccano anche sanità e tempo libero; vediamone alcuni:

  1. concessione di un’auto aziendale;
  2. concessione di devices tecnologici;
  3. cure sanitarie;
  4. assicurazione;
  5. vitto e alloggio per il lavoratore e la famiglia;
  6. versamenti al fondo di previdenza sociale;
  7. scontistiche in palestre e spa;
  8. tasso agevolato su mutui, prestiti e finanziamenti;
  9. rimborso degli interessi passivi relativi a mutui e finanziamenti;
  10. buoni pasto da utilizzare come spesa, anche in caso di smart working;
  11. buoni acquisto da utilizzare su una vasta gamma di negozi;
  12. buoni carburante.

Fringe benefit dunque più articolati rispetto ai primi, e con incidenza diretta non solo sulla vita del lavoratore, ma anche sulle attività economiche del territorio o della nazione.

Sono molteplici quindi i fattori che caratterizzano il welfare aziendale in maniera positiva: dall’aumento del potere di acquisto dei lavoratori, all’incidenza diretta sul morale e sul rendimento lavorativo.

Proprio quest’ultimo dato si ripercuote sull’azienda in diversi termini:

  • i benefit aumentano la soddisfazione del personale, l’attaccamento all’identità aziendale e quindi la produttività;
  • attraverso queste iniziative la Brand Reputation e l’Employer Branding crescono in maniera vertiginosa nel corso del tempo;
  • i benefit sono una boccata di ossigeno per il clima all’interno dell’impresa, e i dati dicono che l’assenteismo si riduce considerevolmente in presenza di piani welfare strutturati;
  • le attuali leggi in materia permettono di abbattere il costo del lavoro rendendo i benefit aziendali deducibili dal reddito d’impresa.

Insomma: non esistono ragioni per non considerare il welfare come una branca fondamentale di aziende di qualsiasi dimensione.

Per avere chiarimenti, per approfondire o per capire come attuare azioni di questo tipo, contatta il team Legacy cliccando qui.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *