Oggi si celebra la Giornata Internazionale dei diritti della donna, fra Gender Gap e Motherhood Penalty
Apriamo questo articolo, in una giornata speciale, facendo i nostri più cari auguri a tutte le donne del mondo.
Ma oggi vogliamo parlare di temi caldissimi e di un’importanza enorme, legati ai diritti delle donne sul lavoro.
Qual è la reale situazione legata alle donne lavoratrici?
Facciamo affidamento ai più recenti dati pubblicati da Inail per analizzare il Gender Gap in Italia, e ci accorgiamo subito di come, nonostante la situazione nel corso degli ultimi decenni sia andata migliorando notevolmente, la disparità uomo-donna in termini di occupazione, di carriera e di salario è ancora decisamente importante.
In sostanza, negli ultimi nove anni il gap tra lavoratori e lavoratrici è diminuito solo di poco meno di due punti percentuali e attualmente la differenza di retribuzione è stimata essere pari al 14,1%. Le donne, in pratica, guadagnano 86 centesimi per ogni euro guadagnato dagli uomini e avrebbero bisogno di lavorare due mesi in più per compensare questa discrepanza.
Una situazione che vede una notevole discrepanza però all’interno dei diversi Paesi UE: la forbice che separa i salari varia – come riportato sul portale Inail – da meno del 5% in Lussemburgo, Italia e Romania a più del 19% in Austria, Germania, Lettonia ed Estonia. La posizione nella gerarchia, inoltre, influenza il livello di retribuzione. Meno dell’8% degli amministratori delegati delle aziende più importanti infatti sono donne, mentre la professione con le maggiori differenze di retribuzione oraria è quella dei manager, con il 23% di guadagno in meno per le donne rispetto agli uomini.
Le donne hanno inoltre più ore di lavoro a settimana rispetto agli uomini, ma dedicano più ore alle attività non retribuite, un fatto che potrebbe anche influenzare le loro scelte di carriera.
Questo è il motivo per cui l’Unione Europea promuove un’equa condivisione dei congedi parentali, un’adeguata fornitura pubblica di servizi di assistenza all’infanzia e adeguate politiche aziendali sugli accordi di orario di lavoro flessibile.
In altre parole le reti di welfare devono essere portate a favorire ed incrementare il lavoro femminile, così come le condizioni del lavoro stesso.
Un altro dato importantissimo è quello legato all’occupazione: sempre riportando i dati Inail vediamo come il divario occupazionale di genere si sia attestato all’11,7% nel 2019, con il 67,3% delle donne in tutta l’Unione Europea occupate rispetto al 79% degli uomini.
In Italia, però, il divario è superiore: 50% delle donne contro 68% degli uomini. Nel nostro Paese, poi, la situazione è addirittura peggiorata con l’inizio della pandemia. La caduta del 3,1% del numero di occupati registrata nel 2020, infatti, è da attribuire per lo più alle lavoratrici (-3,8%) e ancora non si è tornati ai 23 milioni di occupati del 2019, il 42,3% dei quali erano donne (9,8 milioni).
Situazione che diventa drammatica se si prendono in considerazione le madri, specie se di due o più figli.
Gli studi Inps evidenziano come ventiquattro mesi dopo l’inizio del congedo di maternità, la donna guadagni tra il 10 e il 35% in meno di quanto avrebbe guadagnato se non avesse avuto il figlio. La penalizzazione varia a seconda del fatto che la donna torni a lavorare immediatamente dopo il congedo o no. È inoltre più alta per le lavoratrici che hanno un figlio prima dei 30 anni e per quelle che al momento del parto non avevano un contratto a tempo indeterminato.
In Italia, prendendo una fascia temporale più ampia, a quindici anni dalla maternità, i salari lordi annuali delle madri sono del 53% inferiori a quelli delle donne senza figli rispetto al periodo antecedente la nascita. Le settimane lavorate in meno tra l’una e l’altra categoria sono circa undici l’anno e la percentuale di donne con figli con contratti part-time è quasi tripla rispetto a quella di chi non ha figli.
Differenza abissale dagli uomini: i neo-padri ricevono infatti, a 5 anni dalla nascita del figlio, un aumento salariale tra il 5 e il 10%.
Un quadro davvero pesante che rende l’idea di come il Gender Gap sia ancora pesantemente radicato in Italia ed in Europa, e di come si debba ancora lottare per arrivare almeno ad una parvenza di parità di diritti delle donne sul lavoro che oggi appare comunque piuttosto lontana.
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