Caldo e Cassa Integrazione: cosa dice l’INPS?

Marcello Zulli Orizzonte Lavoro Leave a Comment

Cassa integrazione anche sotto ai 35 gradi per i lavoratori più esposti al caldo, con una nota per i lavoratori al chiuso in caso di malfunzionamento degli impianti di raffreddamento: vediamo insieme come i datori di lavoro possono comportarsi in caso di caldo torrido

Anche sotto i 35 gradi, nei casi di lavoro sotto il sole o con tassi di umidità che accentuano il valore di caldo percepito, è possibile attivare la Cassa Integrazione: a spiegarlo è direttamente l’INPS nell’indicazione contenuta nel nuovo messaggio diffuso “in considerazione dell’eccezionale ondata di calore e dell’incidenza che tali condizioni climatiche possono
determinare sulle attività lavorative e sull’eventuale sospensione o riduzione delle stesse con riconoscimento del trattamento di integrazione salariale”.

Nella nota viene inoltre specificato come anche nei casi di lavoro al chiuso, con impianti di raffreddamento non funzionanti, è possibile richiedere la Cig: “Si precisa – sottolinea l’istituto – che la medesima considerazione deve essere svolta anche con riferimento alle lavorazioni al chiuso, allorché le stesse non possano beneficiare di sistemi di ventilazione o raffreddamento per circostanze imprevedibili e non imputabili al datore di lavoro, nonché nell’ambito del lavoro svolto in agricoltura, secondo la disciplina in materia di Cassa integrazione speciale per gli operai e impiegati a tempo indeterminato dipendenti da imprese agricole (Cisoa) recata dalla legge 8 agosto 1972, n. 457, e successive modificazioni”.

La chiosa dell’INPS è volta invece a ribadire come “il trattamento di integrazione salariale è riconoscibile in tutti i casi in cui il datore di lavoro, su indicazione del responsabile della sicurezza dell’azienda, disponga la sospensione/riduzione delle attività in quanto sussistono rischi o pericoli per la sicurezza e la salute dei lavoratori, purché le cause che hanno determinato detta sospensione/riduzione non siano imputabili al medesimo datore di lavoro o ai lavoratori”.

Molto utile a questo riguardo risulta il Vademecum del Ministero del Lavoro: al fine di evitare infatti colpi di calore, esaurimento da calore e lesioni dovute ad affaticamento, mancanza di concentrazione e scarse capacità decisionali, è fondamentale che il datore di lavoro prenda seriamente questa problematica agendo di conseguenza.

Il Ministero spiega come sia importante, in questo particolare periodo, ridurre lo stress termico sul luogo di lavoro, adottando misure tecniche e organizzative e istituendo un piano d’azione per il calore; tra le azioni da intraprendere ci sono l’adattamento dei processi di lavoro, l’utilizzo di schermature o barre riflettenti, l’isolamento di macchinari che generano calore, la fornitura – su trattori, camion e altri macchinari simili – di cabine chiuse climatizzate, la riduzione di umidità, l’utilizzo di sistemi di ventilazione, la riduzione del calore radiante del sole attraverso l’ombreggiamento dalla luce solare diretta con tende, l’utilizzo dell’aria condizionata e di adeguata ventilazione e deumidificazione, oltreché la fornitura eventuale di ventilatori da scrivania.

Per i lavori all’esterno il Ministero del Lavoro raccomanda ai datori di lavoro diverse misure di prevenzione per abbattere i rischi legati al caldo: la formazione di un responsabile per la sorveglianza delle condizioni meteo è fra queste, insieme all’istallazione di tettoie che permettano al lavoratore di svolgere la propria mansione stando all’ombra e alla raccomandazione di evitare il lavoro nele ore più calde e pericolose della giornata, dando supporto al lavoratore con la fornitura di copricapi e di acqua, insieme a una istruzione sulle conseguenze del caldo durante il lavoro.

Chiarimenti, consigli e obblighi, dunque, da parte delle istituzioni per affrontare nel miglior modo possibile l’ondata di caldo che sta caratterizzando le ultime settimane.

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