Tante novità sul congedo parentale a partire da quest’anno, a seguito del Decreto conciliazione vita-lavoro; vediamo insieme cosa è cambiato…
Quali sono i cambiamenti entrati in vigore a partire da quest’anno per quello che riguarda il congedo parentale? C’è effettivamente più spazio per i genitori?
Le discussioni attorno a questo tema sono sempre state importanti, e sono andate ad acuirsi negli ultimi anni, con una richiesta di maggiore “libertà” da parte dei genitori, specialmente in situazioni peculiari legate al rapporto lavoro-famiglia.
Ma il congedo parentale, nei fatti, come si caratterizza?
Parliamo nella sostanza di un periodo facoltativo di astensione dal lavoro, concesso ai genitori per prendersi cura del bambino nei suoi primi anni di vita.
Nei fatti è una scelta che spetta al genitore e che è slegata dal congedo di maternità e dal congedo di paternità per la nascita del figlio o della figlia, che è obbligatorio ed eventualmente prorogabile.
Il congedo parentale o facoltativo spetta ad entrambi i genitori ed è da ripartire all’interno della coppia con una copertura periodica a carico dell’INPS.
A partire dal 2023, ogni genitore che ha un impiego come lavoratore dipendente, può assentarsi dal lavoro per un massimo di 6 mesi, eventualmente frazionabili, entro i primi 12 anni di vita del figlio. Nei casi in cui la madre rappresenta l’unico genitore, il congedo parentale può salire fino a 10 mesi. Per il padre invece, il limite si estende fino a 7 mesi nel caso in cui si astenga dal lavoro per almeno 3 mesi continuativi (per un totale di 11 mesi tra entrambi i genitori).
A partire dallo scorso agosto, inoltre, i genitori hanno diritto a a 9 mesi di congedo retribuito con il 30% dello stipendio medio entro i 12 anni di vita del figlio.
Per uno dei due genitori, previa richiesta entro i 6 anni del figlio o della figlia, uno di questi mesi può essere retribuito tramite indennizzo all’80%.
Nella sostanza, i congedi parentali indennizzati dall’INPS, possono dunque essere riassunti in 3 mesi a testa per entrambi i genitori, più 3 mesi da spartire sempre fra essi; mesi che vengono caricati tutti su un genitore nei casi in cui, per l’appunto, il genitore in questione è solo.
Come detto, il congedo parentale non va assolutamente confuso con il congedo obbligatorio di maternità o di paternità.
In quel caso, infatti:
- le madri hanno l’obbligo di astenersi dal lavoro per cinque mesi: due prima la data presunta del parto e tre dopo, oppure uno prima e quattro dopo, oppure addirittura tutti e cinque dopo la nascita, in accordo con i medici. Nei casi di figli adottati, invece, i cinque mesi spettano tutti dopo l’ingresso del figlio o della figlia in famiglia. Durante questo periodo, la neomamma riceve ogni mese l’80 per cento della sua ultima busta paga.
- i papà hanno invece diritto a dieci giorni di astensione dal lavoro con un’indennità del 100% dello stipendio. Solo nei casi di parti gemellari i giorni raddoppiano.
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