Da gennaio nuove regole per lo smart working nel settore privato, vediamo insieme come bisognerà approcciarsi al lavoro agile…
Questa settimana sul blog Legacy torniamo a parlare di smart working: dopo averti spiegato in questo articolo di qualche settimana fa le nuove regole in vigore da inizio settembre, ora vediamo cosa cambierà invece a partire da gennaio 2023, con il termine del regime straordinario previsto per il 31 dicembre 2022.
In sostanza, quindi, per tutto il 2022 si è deciso di mantenere in vita alcune semplificazioni in materia di smart working previste nel corso della pandemia per i lavoratori del settore privato.
Con la fine dello stato di emergenza, lo scorso 31 marzo, il Decreto Riaperture aveva previsto la proroga delle procedure semplificate per lo smart working nel settore privato fino alla fine di agosto; scadenza poi prorogata a tutto quest’anno, dove di fatto non è previsto l’obbligo della sottoscrizione dell’accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore impiegato in smart working.
Dall’inizio del 2023, invece, datori di lavoro e collaboratori in smart working dovranno ritornare a sottoscrivere lo stesso accordo individuale vigente nell’epoca pre-Covid: un sostanziale ritorno alle regole ordinare per regolamentare i rapporti di lavoro di questa natura.
Dovrà dunque essere il datore di lavoro a chiedere al collaboratore la disponibilità a lavorare in questa modalità e, in caso di necessità, può essere lo stesso dipendente a farne richiesta, con l’accordo che, nella fase successiva, viene sottoscritto da entrambe le parti.
A differenza del periodo pre-pandemia – da cui verranno ereditati gli obblighi dell’accordo – cambiano invece le regole di trasmissione degli accordi stessi al Ministero del Lavoro.
Non bisognerà in pratica trasmettere tutti gli accordi stipulati con ciascun dipendente, ma saranno sufficienti i nominativi e i dati anagrafici, insieme alla tipologia di contratto e alle date di inizio e di fine del regime di smart working.
Bisognerà sostanzialmente fare riferimento al Protocollo Nazionale del Lavoro Agile in vigore dall’inizio di quest’anno.
In sostanza dovranno essere indicati:
- la durata dell’accordo, se si tratta di un contratto a termine o a tempo indeterminato;
- l’alternanza tra i periodi di lavoro in smart o in azienda;
- i luoghi di svolgimento dello smart woirking;
- termini dello smart working, tra diritti e doveri dei lavoratori;
- gli strumenti di lavoro da utilizzare;
- i tempi di riposo e “diritto alla disconnessione;”
- forme e modalità di controllo, per garantire il diritto alla privacy;
- la formazione;
- i diritti sindacali.
Lo smart working continua, dunque, ad essere al centro dei tavoli istituzionali, sia per quel che riguarda il lavoro pubblico, sia per quanto concerne il settore privato.
Non si esclude una riforma complessiva della misura, specie in virtù dell’avvicendamento governativo che avverrà nei prossimi giorni.
Uno smart working sempre più “normalizzato” e semplificato anche nel nostro Paese? Lo vedremo nei prossimi mesi.
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