Prorogata la Decontribuzione Sud fino al termine del 2022: cosa devono sapere i datori di lavoro?
Se sei un datore di lavoro, fai parte di una delle regioni del centro-sud e ti stai domandando se può essere o meno conveniente assumere dei collaboratori entro fine anno, probabilmente sei nel posto giusto.
Fino a dicembre 2022 è infatti stata prorogata in Legge di Bilancio la Decontribuzione Sud: di cosa si tratta e perché può essere un’occasione per gli imprenditori? Vediamolo insieme…
Andiamo per ordine: quali sono le regioni interessate da questa importante agevolazione?
La riduzione dei contributi previsto da questa misura ha come destinatari i datori di lavoro del settore privato titolari di imprese con sede legale e/o unità operativa/e situata in aree svantaggiate del Centro – Sud Italia, con il coinvolgimento diretto di queste regioni:
- Abruzzo;
- Basilicata;
- Calabria;
- Campania;
- Molise;
- Puglia;
- Sardegna;
- Sicilia.
A quanto ammonta la riduzione?
L’importo varia dal 30% al 10%, a seconda del periodo di applicazione, sul totale dei contributi previdenziali che l’azienda deve versare. Lo sconto fiscale non è invece applicabile a premi e contributi che il datore di lavoro è tenuto a versare all’INAIL.
Osservando più da vicino questo provvedimento scopriamo che le riduzioni si differenziano per l’appunto in periodi, prendendo in considerazione questi scaglioni:
- 30% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, fino al 31 dicembre 2025;
- 20% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, per gli anni 2026 e 2027;
- 10% della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL, per gli anni 2028 e 2029.
Le categorie di imprese che sono invece escluse da questa misura, fanno capo agli enti pubblici economici e gli istituti autonomi case popolari trasformati in enti pubblici economici ai sensi della legislazione regionale; agli enti trasformati in società di capitali, ancorché a capitale interamente pubblico, per effetto di procedimenti di privatizzazione; alle ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato e iscritte nel registro delle persone giuridiche; alle aziende speciali costituite anche in consorzio ai sensi degli articoli 31 e 114 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali; ai consorzi di bonifica e i consorzi industriali; agli enti morali e agli enti ecclesiastici; alle aziende operanti nel settore finanziario ed alle aziende soggette a sanzioni operate dall’U.E.
L’esonero è rivolto ai rapporti di lavoro già instaurati ed a quelli in via di instaurazione a patto che risultino in regola gli obblighi di contribuzione previdenziale; che vi sia totale assenza di violazioni delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e che si siano rispettati i vincoli e gli accordi dei contratti collettivi nazionali.
Una proroga che rappresenta, dunque, una grande opportunità per i datori di lavoro del Mezzogiorno, che potranno usufruire di una misura che sarebbe in verità dovuta cessare lo scorso 30 giugno, e che è stata prorogata dalla Commissione Europea per limitare gli effetti della nuova emergenza dettata dal conflitto Russia-Ucraina.
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