Ritorno allo Smart Working nella PA? Ipotesi lontana

Marcello Zulli Orizzonte Lavoro Leave a Comment

Nell’epoca di vaccini e super Green Pass il Governo pone un veto sul ritorno allo Smart Working nella pubblica amministrazione, vediamo perché…

Siamo costretti – ahinoi – a riaprire l’anno del blog Legacy tornando a parlare di emergenza Covid: le festività natalizie, in concomitanza con l’avvento della variante Omicron, hanno nuovamente messo alle strette l’Italia e l’Europa, con gli occhi che tornano ad essere puntati sul livello delle ospedalizzazioni, oltre che sui vaccini (tema caldissimo anche in ambito lavoro).

Oggi però parliamo degli sviluppi nella Pubblica Amministrazione, con lo “spettro” dello Smart Working che sembrava farsi nuovamente avanti nei giorni scorsi ma che, almeno per il momento, è stato perentoriamente escluso dal Governo.

La richiesta di ripristinare il lavoro agile nella Pubblica Amministrazione è arrivata dai Sindacati, richiesta rispedita al mittente dal Dipartimento della Funzione Pubblica alla luce della grande flessibilità già riconosciuta alle singole amministrazioni.

La linea governativa sembra infatti essere ormai chiara: Super Green Pass, vaccinazioni e turnazione dei lavoratori sono le tre condizioni che hanno, di fatto, permesso una totale riapertura attività economiche, sociali e culturali in piena linea con l’emergenza sanitaria in atto.

Proprio il Ministero della Pubblica Amministrazione ricorda come gran parte dei dipendenti pubblici siano già oggetto di obbligo vaccinale legato, peraltro, proprio al lavoro in presenza.

“Le amministrazioni pubbliche – si legge nella nota del Ministero – sulla base delle linee guida recentemente approvate con il consenso di tutti (sindacati, Governo, amministrazioni centrali e locali), possono decidere la rotazione del personale consentendo il lavoro agile anche fino al 49% sulla base di una programmazione mensile, o più lunga”.

Ancor più indicativa la chiosa, che rispecchia in toto le linee guida dettate da Palazzo Chigi e CTS:

“Un “tutti a casa” come sperimentato, in assenza dei vaccini, durante la prima fase della pandemia nel 2020, legato al lockdown generalizzato e alla chiusura di tutte le attività economiche e di tutti i servizi, tranne quelli essenziali. Non è questa la situazione attuale”.

Il Governo tiene duro, dunque, affrontando a viso aperto una nuova, delicatissima fase della pandemia.
Un primo passo verso una convivenza con il virus che, per quanto forzata, sembra ormai essere necessaria anche e soprattutto grazie alla campagna vaccinale che in Italia prosegue il suo cammino a tamburo battente.

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