Risultati al centro dell’attenzione: lo smart working apre una nuova era nel mercato del lavoro
La timbratura del cartellino è acqua passata? No, o almeno, non ancora. L’evoluzione nel modo di lavorare è un qualcosa di chiaro e soprattutto di dinamico, estremamente dinamico. Il dipendente, come si legge nelle pagine de Il Sole 24 Ore, sta assumendo nel corso del tempo le sembianze di un lavoratore autonomo, libero da vincoli orari o da badge di controllo.
Prende infatti sempre più piede lo “Smart Working”, una modalità lavorativa che solo in Italia investe oltre mezzo milione di persone. Un numero che è inevitabilmente destinato a ritoccarsi verso l’alto a stretto giro, come accaduto fra il 2018 ed il 2019, quando il numero di “Smart Workers” è lievitato del 20%.
Parliamo sostanzialmente di lavoro svolto non necessariamente in loco, almeno in parte, in favore di una prestazione svolta da casa o da qualsiasi altro luogo in maniera indipendente, sia come gestione del tempo, sia come locazione e modalità. Un passo in avanti enorme verso una grande elasticità che mette per la prima volta al centro dell’attenzione non il tempo ma il risultato ottenuto che, secondo diversi dati raccolti negli ultimi anni, è spesso migliore rispetto allo stesso lavoro svolto in ambito d’ufficio.
Dunque non il luogo, non il tempo ma il risultato: è questa la direzione che sta prendendo il mercato del lavoro da un certo periodo a questa parte. In un’ottica di questo tipo appare evidente come anche il lavoratore “classico” d’azienda può non essere chiamato a timbrare il cartellino e, dunque, ad “autogestirsi” seppur all’interno dell’impresa. Potremmo dire in sostanza che si va verso un lavoro meno oppressivo, meno ripetitivo, se vogliamo meno tedioso ed anche meno costoso per certi aspetti, andando a favorire il senso di responsabilità del lavoratore nei confronti del datore di lavoro ed anche dei colleghi.
Un cambiamento estremamente impattante, una rivoluzione, perché le vite dei dipendenti e dei manager d’azienda sono in questo modo destinate a cambiare radicalmente anche nell’ottica della misurazione del “rapporto” lavoro-vita privata.
Se tutto questo sarà un cambiamento in positivo lo vedremo nei prossimi mesi ed anni, certo è che i messaggi che arrivano dal resto dell’Europa e del mondo a questo riguardo sono assolutamente incoraggianti.